Il proprietario degli edifici riconosciuti di interesse storico o artistico dichiara la rendita catastale calcolata applicando la minore tra le tariffe di estimo previste per le abitazioni della zona censuaria nella quale il fabbricato è ubicato.
In altri termini, non si deve prendere a riferimento la rendita che compare negli atti catastali. Dal certificato catastale occorre desumere solo il numero dei vani di cui una data unità immobiliare si compone. Desunto tale numero, lo si deve moltiplicare per la tariffa d'estimo più bassa tra quelle attribuite a un dato Comune.
In sostanza, occorre andare a verificare la tariffa d'estimo attribuita, nel Comune che interessa, alla classe 1 (quella meno pregiata) delle abitazioni comprese nelle categorie A/4, A/5 e A/6, considerare per sé valevole quella minore e moltiplicare dunque questo dato per il numero dei vani di cui sopra: si ottiene così la rendita da dichiarare in Unico, anch'essa da rivalutare del 5 per cento.
Quanto ai fabbricati "vincolati" che siano locati, l’ amministrazione finanziaria ha di recente recepito il dettato di quelle sentenze secondo cui, anche in caso di locazione, il contribuente dovrebbe dichiarare la rendita catastale e non il canone d'affitto, notoriamente più elevato. Si deve trattare tuttavia di fabbricati a destinazione abitativa, in quanto se si tratta di fabbricati a destinazione diversa da quella abitativa, occorre prendere in considerazione il canone di locazione e non più la rendita catastale.
Ultima Modifica: 01/07/2006